Ed un Angelo mi telefono'.. - Metafonia

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Ed un Angelo mi telefono'..


Ed  un Angelo mi telefonò ...
Molti anni da allora sono passati, e se è vero, come dice una canzone, che ad ogni rinuncia corrisponde una contropartita considerevole, bene, io l’ho avuta. Nel senso che ho perso, è vero, parte dell’energia, del vigore, della bellezza dei miei anni giovanili, ma ho acquistato più saggezza, più profondità, più conoscenza e più discernimento …. E da allora, ho imparato tante cose ….  Ed una di queste è: non sfidare mai il mondo spirituale. Ma lasciate che vi spieghi.
 
 
Avevo, all’epoca, circa 25 anni. Pur avendo sin da adolescente un forte anelito per le cose dello Spirito ed una forte attrazione per il mistero e l’esoterico, fu solo dopo la laurea e l’abilitazione che riuscii a ritagliarmi quelle fette di tempo indispensabili per approfondire questi argomenti che tanto mi stavano a cuore.
 
Così iniziai a leggere vari libri di spiritualità e metafisica, ad abbonarmi a riviste, a frequentare assiduamente gruppi di persone interessate a questi argomenti. Ci fu un periodo, esattamente quello a cui questo capitolo si riferisce, che incessantemente pensavo all’esistenza o meno degli Angeli, e in particolare, a quella dell’Angelo Custode, anche se in verità, nel profondo del mio cuore, ero sicura che loro ci fossero.
 
Ma, essendo io uno spirito con uno spiccato senso pratico e con una forte dose di razionalità, mista ad un po’ di spavalderia giovanile, nelle cose dovevo “metterci le mani dentro” per esserne davvero convinta.
 
Cosi una sera, molto seriamente lanciai al mio Angelo la sfida fatale. Ero sola in casa. Era, mi ricordo una piovigginosa serata autunnale, di primo ottobre, ricordo infatti che il maestoso albero i cui rami toccano i vetri della mia finestra del soggiorno, ed a cui parlo spesso, iniziava a rosseggiare e a perdere le prime foglie. Da lì ad un’ora sarei dovuta uscire, per raggiungere i miei amici. Avevo finito, per quel giorno, le mie attività lavorative ed ogni altro tipo di incombenza …. Avevo quell’ora libera, tranquilla, da dedicare tutta a me, alle cose che più mi stavano a cuore…. Quell’idea che accarezzavo da tempo ….. parlargli intimamente, a tu per tu , e lanciargli quella sfida .. se davvero ci sei dammi una prova …. chiara, inequivocabile, e non dubiterò mai più della tua esistenza … Avevo 25 anni, allora, e l’arroganza della mia giovane età … che Dio mi perdoni …. Decisi io quale doveva essere la prova … il telefono …. Doveva squillare il telefono di casa. Senza che, ovviamente, ci fosse nessuno dall’altra parte del filo … Ad alta voce glielo dissi.
 
I minuti passarono, silenziosi. E ne passarono tanti. Io attendevo, ma non era successo niente.
 
E adesso dovevo uscire, non potevo più aspettare, mancavano solo 10 minuti all’appuntamento, per le 20,00 coi miei amici. Era un’ora solenne per me, quella della sfida al mio Angelo Custode, per questo ricordo in maniera perfetta ogni minimo particolare. Mi misi l’impermeabile rossa, scossi la testa, mancavano 9 minuti adesso …  presi la borsa, cercai le chiavi ….  Ma allora …. Non ci sei, dicevo fra me e me … oppure ci sei e magari ti sei offeso, per la sfida che ti ho lanciato ….  Per questo non vieni …. O magari ci sei e non sei nemmeno offeso … magari sei impegnato in qualcosa di più importante e non hai tempo per me, per le mie sfide …  Guardavo l’orologio, altri minuti erano passati, non potevo più aspettare … era tardi, dovevo andare. Sentivo, dentro di me tanta amarezza e anche un po’ di delusione … presi le chiavi in mano, ero ormai davanti la porta, l’avevo già aperta …  Fu un attimo prima che la porta si chiudesse alle mie spalle, che squillò il telefono. Un solo squillo, forte, secco, inequivocabile. Accostai la porta, che era rimasta aperta, il mio cuore ebbe un fremito. Riaccesi di tutta fretta la luce … L’apparecchietto posto accanto al telefono, che segna i numeri delle chiamate ricevute, mi dava un numero non disponibile, alle 19,44.
 
Una strana atmosfera di pace, di silenzio ovattato, aveva invaso la stanza, il corridoio. Una luce inusuale, di colore azzurro viola, filtrava dalle persiane socchiuse. Avevo capito, avevo capito tutto …. Due grosse lacrime mi rigarono il viso, e scesero fino a bagnare il colletto dell’impermeabile rossa. Non lo farò mai più, non lo farò mai più ripetevo fra i singhiozzi, lo so che ci sei, grazie per avermi telefonato, non dubiterò mai più di te, dolce Angelo dell’Amore di Dio
 

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Altri anni passarono. In uno dei tanti Congressi di spiritualità e contatti con l’Oltre, cui ero solita partecipare, mi colpì il racconto di una delle relatrici, Giulietta Bandiera che, dopo l’episodio che sto per riferirvi, ha dedicato tutta la sua vita a fare ricerche e a scrivere libri sugli Angeli e sulla loro presenza fra noi.
 
Il suo interesse per gli Angeli, ci disse, iniziò dopo un episodio molto forte che scosse la sua vita quando anche lei era molto giovane. Quel giorno era uscita di casa particolarmente di fretta, doveva sbrigare una cosa importante ed era già in ritardo. Un po’ distratta e con la testa presa da ben altro, al volante della sua auto, aveva totalmente omesso di fermarsi ad un incrocio. Lo schianto violento, terribile con la macchina che proveniva fu inevitabile. A quel punto, come lei ci raccontò, tutto divenne di un silenzio solenne, e un Angelo maestoso, altissimo, dalle fattezze perfette e dal viso splendente come il sole, mise di mezzo la sua spada enorme, di acciaio sfolgorante, mentre l’impatto avveniva, facendo con essa scudo al suo corpo.
 
Dal quel cumulo di rottami quale era ridotta la sua auto, fra le urla dei presenti, che assistevano all’incidente, lei uscì fuori assolutamente illesa, lasciando tutti senza parole. Da quel momento la sua vita è stata tutta dedicata a raccogliere in tutto il mondo testimonianze e quanto più materiale possibile sugli Angeli, e sul loro aiuto agli uomini, in tutte le epoche …
 
Grazie di esserci, dolci Angeli di Luce, collaboratori preziosi dell’Amore di Dio
 
 
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Ed altri anni sono ancora passati. È novembre 2017, qualche mese fa’. Di nuovo il mio Angelo Custode è venuto e mi ha aiutata. Questa volta l’ho invocato, non l’ho sfidato: in tutti questi anni dopo quella prova molto forte che mi ha dato, ho imparato a parlagli, a chiedergli consigli, a chiedere il suo aiuto. Siamo molto amici, io e il mio Angelo, ci capiamo …. a volo ….
 
Bene, i primi di novembre ne avevo combinata un’altra delle mie. Mi ero dimenticata che da qualche giorno era cambiato l’orario, quindi contavo su un’ora di luce in più quando, di fatto, con l’ora solare ce n’era una di meno. Non avevo calcolato che stava già piovendo e che da lì a breve il parabrezza dell’auto sarebbe stato offuscato per la forte umidità. Non avevo calcolato che il luogo dove dovevo andare era nell’estrema periferia di un paesino di montagna, quindi con una nebbia e un’umidità ancora maggiori. Ma soprattutto, con fare un bel po’ incosciente, non avevo preso in considerazione che avevo ormai un occhio totalmente cieco (da lì a qualche giorno dovevo operarmi all’occhio) e l‘altro con una visibilità ridotta del 50 %. Ma ho un cognato invalido, ricoverato in una struttura, che, dopo la morte dei due fratelli (mio marito e l’altro fratello) e dei genitori, è rimasto totalmente solo al mondo, sono solo io che mi occupo di lui, gli servivano delle cose urgenti ed io volevo portagliele. Così mi avventurai. Riuscii piano piano a raggiungere la struttura dove lui alloggia. Ma i veri problemi sorsero al ritorno. Una fitta nebbia e una pioggia insistente calarono da quelle parti e, nonostante fossero solo le sei del pomeriggio, era ormai totalmente buio, io dovevo guidare e non vedevo assolutamente nulla. Nonostante fossi abbastanza esperta della strada, quella volta mi perdetti. Evidentemente, ipovedente per come ero in quel periodo, devo aver imboccato una stradina secondaria che mi portò in aperta campagna. Non si vedeva nulla, tutto era buio attorno a me, la pioggia cadeva più forte e forti raffiche di vento scuotevano la mia piccola auto, non c’era anima viva, solo, in lontananza un abbaio minaccioso di cani ….  Mi fermai, spensi il motore dell’auto, non potevo andare avanti perché non vedevo più nulla, mi sembrava di stare in mezzo ad un bosco ed ero sola ….  Aspettai un bel pezzo se arrivasse qualcuno, ma era un posto dove nessuno passava, ma come c’ero finita ! ….  Aspettai più di un ora, niente….. Non c’era campo sul telefonino, non potevo chiamare nessuno. Da lì a qualche ora avrei dovuto prendere delle compresse, sono fortemente asmatica cronica, senza quelle pillole ho gravi problemi a respirare …. E avevo dimenticato di metterle in borsa, ero convinta di averle …. Stavo entrando in panico …  avrebbero potuto uccidermi, violentarmi, farmi qualsiasi cosa, in quella selva oscura non c’era nessuno. E la pioggia, sempre più forte, batteva sui vetri della mia auto. Sono un tipo molto forte e coraggioso, ma quella volta scoppiai a piangere. Avevo paura. Cosi lo chiamai: chiamai il mio Angelo Custode: “si lo so che è tutta colpa mia, ma ti prego, aiutami”. Avevo appena finito di invocarlo quando un auto, una grande auto con dei fari enormi, apparve. Si, proprio cosi, non la vidi né la sentii arrivare, e con tutto quel silenzio agghiacciante avrei dovuto sentirla, ma letteralmente, si materializzò, coi suoi grandi fari dietro di me.
 
Poi si mise davanti la mia auto che era ferma, col motore spento. Aspettai, nessuno scese da quell’auto, che rimaneva ferma e col motore acceso, i grossi fari accesi davanti a me, era come se mi invitasse a seguirla e aspettasse che io mettessi in moto e mi decidessi. D’improvviso aveva spesso di piovere e i vetri della mia auto erano stranamente tersi e puliti. Sentii un grande senso di pace, non avevo più nemmeno tanto freddo ….  Seguii quella grande auto blu coi suoi potenti fari che fendevano quella fitta nebbia e facevano luce ai miei occhi. E ci avviammo …  ogni volta che io rallentavo, l’auto blu si fermava ad aspettarmi. Dopo un po’ di giri e qualche chilometro per strade secondarie di campagna, mi condusse ad una strada larga, molto illuminata che io conoscevo bene, era la strada principale, la provinciale ! a quel punto cercai di superarla e accostarmi per ringraziare l’autista, ma non vidi nessun autista nell’auto, che camminava come guidata da un autista invisibile ! rimasi sbigottita, di nuovo l’auto blu mi superò per poi smaterializzarsi letteralmente davanti a me. Non c’era più.
 
Quasi ormai davanti al cancello del mio residence, mentre parlavo da sola, piangendo e ridendo, e chiedevo al mio Angelo : ma allora eri tu vero ? grazie, io lo so che eri tu …. Guidavi tu la grande auto blu ….  , un uomo d’improvviso, mi attraversò la strada …  portava in mano una grande borsa, di tela bianca. Un immenso cuore rosso era disegnato su quella borsa.
 
Non pioveva più. Un leggero vento autunnale aveva spazzato via tutte le nuvole ed il chiarore della luna illuminava il viale tranquillo che mi conduceva a casa.
 
 
 
 
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E adesso se vuoi, vai ad ascoltare i nuovi file che l’Altra Dimensione ci ha inviati nei mesi di dicembre 2017 e gennaio 2018 (vai al capitolo registrazioni Metafoniche)



 












  



 


















  
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